Maurizio Della Fornace al Think Tank Build in Italy – L’Italia che Abiteremo del 22 Aprile 2024
Maurizio Della Fornace Amministratore Delegato Vinci Energies Building Solutions Italia al Think Tank Build in Italy – L’Italia che Abiteremo del 22 Aprile 2024 ha così dichiarato: “Condivido i valori di Remind mettere al centro della azione la sicurezza e il benessere delle persone. Vinci Energies ha l’opportunità di seguire gli edifici con diverse business unit, dalla progettazione alla costruzione fino alla gestione. Mi ricollego quindi al tema del Life Cycle: guardare l’immobile in tutti i suoi momenti di vita.
Ma quanto durano questi momenti di vita? Si parlava di principi e contabili che prevedono soglie di 50 anni, la letteratura internazionale considera una vita utile di 60 anni, oggi Build in Italy by Remind si svolge in un palazzo storico, siamo seduti qui dentro, ditemi voi quanto durerà questo edificio? Probabilmente un tempo indeterminato.
Le due sfide che vediamo all’interno del ciclo di vita degli edifici sono tutte sotto il tema della sostenibilità, proviamo a differenziarle: una riguarda l’impatto ambientale del nostro immobile, l’altra è relativa al benessere dell’occupante, quanto bene sta la persona in quello spazio.
Il nostro metro quadro deve quindi avere un basso impatto ambientale e far vivere bene chi lo abita.
Questi due elementi devono essere messi al centro fin dalla progettazione: dobbiamo disegnare ambienti che siano efficienti e garantiscano il benessere delle persone che li vivono, poi la costruzione dovrà realizzare così come progettato – e qui c’è la prima sfida – il costruttore, per motivi dipendenti dalla concretizzazione e molto spesso da vincoli di tempi e di costo, effettua una prima trasformazione da progettato a costruito. L’immobile, quindi, viene trasferito alle cure del manutentore, o meglio dei manutentori che si succederanno nei successivi 60 anni agendo in maniera diversa tra loro e non guidata dai principi di progetto. Sorge un problema di linearità: tenere coerenti i modelli di progettazione-costruzione-esercizio.
Di per sé, questo è un quadro complesso, per aumentare il livello di difficoltà ci sono le mutevoli esigenze degli utenti: si guardi ad esempio il caso del segmento direzionale, gli uffici, con l’avvento massivo dello smart working, si sarebbe potuto immaginare un cambiamento di uso così radicale 5 anni fa? A mutamenti interni come quello descritto, si affiancano quelli esterni. Si guardi ad esempio il tema del riscaldamento globale che può portare il nostro edificio a “vivere” in condizioni di contorno diverse da quelle di progetto: vento, pioggia, caldo o freddo estremi sono gli eventi che possiamo ipotizzare ad oggi, domani ne avremo altri che determineranno ulteriore variazione dinamica. Un clima di mutamento così forte non è mai stato registrato prima quindi non è possibile basarsi su esperienze pregresse.
Per fortuna abbiamo elementi che contribuiscono positivamente, ne prendo su tutti: lo sviluppo tecnologico. Il termine Proptech include tutta la tecnologia applicata al mondo del Real Estate ed abilita ad agire secondo nuovi paradigmi.
Consideriamo a titolo di esempio un paragone a noi familiare: l’automobile. L’automobile il metro quadro da noi vissuto abitualmente che presenta il più alto livello di sensorizzazione: in un’automobile posso vedere se una gomma è sgonfia, quale manutenzione è richiesta in quel momento, il livello di carburante. Si ha un controllo estremamente granulare e, in alcuni casi, automatismi particolarmente utili: se piove si azionano i tergicristalli se è buio si accendono le luci. Questi elementi praticamente non esistono nel settore immobiliare o almeno sono declinati ad un livello infinitesimamente più piccolo, è facile quindi immaginare il potenziale di sviluppo nell’applicazione sul segmento immobiliare. La tecnologia si presenta come un elemento abilitatore per guidare i nostri edifici e farli funzionare al meglio supportando il cambiamento nel tempo, perché a scenari mutevoli sarà disponibile nuova tecnologia, sempre meno invasiva e meno energivora.
Ma c’è un altro elemento poco discusso ed estremamente rilevante: la tecnologia ci consente di connettere l’edificio ai suoi abitanti: uno smartphone oggi è un elemento di collegamento per qualsiasi utilizzatore – ospite o persona stabilmente presente – che consente non solo di parlare con l’edificio e di conoscerne le grandezze, ma anche di governarlo: negli edifici più moderni d’Europa chi entra in una sala può adattare luce e temperatura, aprire una richiesta di manutenzione e ricevere informazioni.
Il sistema può quindi informare l’abitante e renderlo partecipe di ciò che avviene, assegnandogli un ruolo attivo nel funzionamento: si sviluppa una cultura di comunità. Siamo davanti ad uno scenario estremamente complesso e ad una grande opportunità evolutiva. Per riuscire a sfruttare questo potenziale c’è da gestire una quantità di competenze enormi, nessuno può essere in grado di fare questa cosa da solo, è necessario sviluppare ecosistemi. Bisogna cominciare a collaborare, ad avere un’apertura, che ci consenta di rendere concrete soluzioni complesse. Eventi come quello di oggi ed organizzazioni come Remind costituiscono un importante elemento di confronto da cui partire, ringrazio quindi l’organizzazione e voi per avermi ascoltato. “