Occhiuto (Fondazione Patrimonio Comune – Anci) a Re Mind: non può esserci ripresa se non si parte dalle Città
Roma, 4 maggio 2020. Durante il think tank Re Mind Filiera Immobiliare sulle misure immobiliari previste negli ordini del giorno accolti dalla Camera dei Deputati il 24.4 approvando il “Cura Italia” e’ intervenuto il Presidente di Fondazione Patrimonio Comune – Anci e Sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che ha detto “Saluto tutti i partecipanti a questo think tank organizzato da Re Mind e ringrazio il presidente Paolo Crisafi per l’importante impegno profuso in questo periodo di emergenza sanitaria sui temi della valorizzazione e del rilancio del settore immobiliare, che può costituire una concreta occasione di ripresa economica del nostro Paese e delle città italiane.
Non ci può essere ripresa se non si riparte dalle Città che vanno ridisegnate completamente, dalla rigenerazione dei quartieri popolari al recupero dei centri storici, dalla mobilità sostenibile alle strutture verdi. “.
“Inoltre” – ha proseguito il Presidente Occhiuto – “sarebbe di fondamentale importanza dare vita ad una grande stagione di investimenti pubblici mirati alla rigenerazione sociale e urbana attraverso una poderosa azione volta al recupero e alle operazioni di demolizione e ricostruzione, in chiave di efficientamento funzionale ed energetico ambientale, del patrimonio immobiliare dei comuni. Tutto ciò anche attivando la costituzione di appositi fondi immobiliari per la costruzione e la successiva gestione finanziaria, nei quali i comuni potrebbero conferire i diritti sugli immobili.
È proprio il momento di assegnare i fondi strutturali UE direttamente alle Città limitando al massimo le intermediazioni delle Regioni.
La storia delle ricostruzioni, sia nel dopoguerra italiano che, più recentemente, nei paesi dell’Est dopo il crollo del Muro di Berlino, ha sempre inseguito un grande disegno di sviluppo e di adeguamento delle infrastrutture pubbliche e dell’immobiliare come principale possibilità per 9la ripresa economica.
Non sfugge a tale sforzo, quindi, una riflessione sulla configurazione post pandemia COVID-19,
del settore, come unica possibilità per immettere nel tessuto produttivo del paese liquidità e ricchezza necessarie per arginare la crisi in atto.
C’è da riflettere inoltre sul fatto che la globalizzazione, insieme a politiche di ipersfruttamento delle risorse naturali, potrebbero generare in futuro altri fenomeni pandemici.
Sarebbe opportuno quindi tenerne conto nell’ambito di una riqualificazione generale anche degli immobili delle strutture sanitarie, RSA, scuole, uffici pubblici, e delle infrastrutture e degli spazi pubblici, strutture produttive di beni essenziali, reti di telecomunicazioni.
L’ipotesi di ripresa deve riguardare quindi il ripensamento degli scenari di futura immediata operatività che i lavori pubblici e l’immobiliare possono percorrere nella prospettiva temporale post-pandemica”.
Ha infine concluso il vertice di Fpc-Anci “Il problema non è solo finanziario o di assenza di risorse; è anche burocratico e procedurale.
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati dalla introduzioni di norme e di apparati autoreferenziali rivolte esclusivamente alla esasperazione di controlli che diventando eccessivi hanno paralizzato di fatto i decisori pubblici dinanzi al rischio delle violazioni di legge e delle responsabilità erariali.
In attesa di una radicale e complessiva delegificazione si potrebbe intanto, per rilanciare subito il settore dei lavori pubblici, affidare ai sindaci -in deroga alle norme- l’avvio, la realizzazione e la gestione delle opere pubbliche, come Commissari straordinari, sul modello di Genova riprendendo l’articolo 4 dello Sbloccantieri. Le risorse dovranno essere destinate direttamente ai comuni in modo che i Sindaci agiscano in deroga.
Nel frattempo è quanto meno necessario modificare subito il testo attuale del codice dei contratti, mirando a snellire il percorso che va dalla programmazione dei lavori al collaudo, riorganizzando tutta la filiera e includendo una semplificazione delle procedure autorizzative dei progetti che troppo spesso si manifesta come il vero collo di bottiglia del settore.
La ripresa dovrà poi anche passare da un analogo percorso di riforma del settore dell’edilizia, consolidando la strategia di “consumo zero del suolo” e della sostenibilità ambientale con l’ulteriore predisposizione di incentivazione per il recupero degli immobili.
Efficientamento energetico, bioedilizia e consolidamento antisismico devono concretamente aprire la strada ad una nuova filosofia produttiva capace di attivare quell’effetto moltiplicatore e di risveglio a catena che solo il settore immobiliare riesce a garantire adeguando, in parallelo, una normativa vincolista che ha scoraggiato i privati. Con Re Mind proseguiremo le attività di ascolto sia a livello locale sia nazionale per rispondere alle esigenze del territorio”.