Immobili: Re Mind, avviare nuova fase per uscire dalla crisi

Il presidente di Re Mind Filiera Industriale e Manifatturiera dell’Immobiliare Paolo Crisafi “Con l’obiettivo di fare bene sta prendendo forma una norma sulle locazioni passive della PA che potrebbe invece apportare l’obiettivo inverso.”

Da una lettura dei contenuti della manovra sembrerebbe presente una disposizione che si basa su dei dati dell’Omi osservatorio immobiliare che appaiono non realistici.

La riduzione temporanea , senza definire la durata , del 15% sulle locazioni ha sicuramente un parametro fuori mercato, atteso poi che in taluni mercati le alternative per chi ha superfici importanti da collocare/mantenere non sono tante.Ci sono anche fabbricati particolari realizzati “ su misura “ non normati da parametri OMI che peraltro sono riferiti prevalentemente ad uffici tradizionali e non di ultima generazione.

ùLa pubblica amministrazione e’ un affittuario difficile e se fossero confermati i contenuti della emananda misura pur comprendendo lo spirito positivo con cui si vorrebbe porre in essere la nuova normativa ci si troverebbe ad affrontare seri problemi logistici e presumibili cause per sfratti ipotizzando danni all’erario dati dal fatto che non riuscirebbero a liberare gli immobili attualmente occupati in assenza di alternative e con gli attuali proprietari non interessati a stipulare nuovi contratti a queste condizioni”. “E’ una norma – dice ancora Crisafi – che rischierebbe di affossare un investimento immobiliare con un conduttore pubblico e che, comunque, fa crollare di almeno il 15% il valore degli immobili affittati al pubblico, seppure sia prevista l’esercizio di una facoltà. Per uno Stato che vuole dismettere non sembra la migliore via”. “Tra l’altro il pubblico ha diritto di recedere dal contratto unilateralmente con massimo 6 massimo di preavviso.

Questo già gli da una clausola di salvaguardia per l’onerosità dei contratti. Ma il punto più grave è che nuovamente verrebbe fatto passare il principio per cui l’equilibrio tra domanda e offerta tipico di un mercato privato, in cui i prezzi si formano in base alla trattativa tra le Parti, con il Pubblico non solo non funziona, ma è soggetto al rischio di un aggiustamento a posteriori che è fatale per un investitore internazionale e italiano che ha bisogno di certezze e stabilità nei rapporti contrattuali”, conclude Crisafi.