(Il Sole 24 Ore – 15 Gennaio 2023) Intervento di Paolo Crisafi: “Serve Un Piano Sostenibile”

La Direttiva sulla prestazione energetica ha l’obiettivo di ridurre l’inquinamento generato dagli edifici responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea –  

NON SOLO ENERGIA E POI VA VALUTATO IL CONTESTO

Il 75% degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico. Secondo la Commissione Europea è un passo fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 attraverso la manutenzione e ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. La nuova normativa dovrebbe essere approvata il prossimo 9 febbraio dalla Commissione Energia del Parlamento Europeo per poi essere varata entro il 13 marzo. Nel merito prevede, tra le altre cose, che entro il 1° gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno avere almeno una classe energetica “E” per poi raggiungere la “D” entro il 2033 e arrivare a emissioni zero tra il 2040 e il 2050 (ad esclusione degli edifici storici vincolati). Pur apprezzandone la volontà di base è necessario prevedere un coordinamento delle migliori esperienze in tale ambito per definire tempistiche e modalità specifiche che tengano conto delle peculiarità italiane alla luce della visione di sistema che può offrire l’immobiliare allargato.

Il Comparto Immobiliare allargato costituisce il 30% del Pil, stima che potrebbe essere ancora più ampia considerato che la classificazione settoriale della contabilità nazionale non consente di enucleare le molteplici attività immobiliari aggregate in altri settori.

Si pensi, ad esempio, ai servizi finanziari dove le banche e le assicurazioni hanno una parte importante immobiliare della loro attività complessiva che però in Italia non viene rilevata mentre in altri paesi formano una branca di servizi denominata FIRE, Finance, Insurance e Real Estate.

L’Immobiliare allargato è composto dalle forze produttive operanti nei settori commerciale, assicurativo, previdenziale, sociale, sanitario, economico, finanziario, sportivo, turistico, culturale, infrastrutturale e immobiliare: gran parte dell’economia italiana poggia di fatto le sue basi su tutto ciò che ruota attorno alla progettazione, produzione, gestione, manutenzione e rigenerazione di immobili oltre che di infrastrutture e, in generale, sulle attività di investimento, valorizzazione, gestione e messa in sicurezza dei territori.

La catena del valore che unisce gli operatori dell’immobiliare allargato costituisce la filiera immobiliare, somma di tutte le arti, scienze, tecnologie e professioni secondo la nuova cultura dell’abitare che pone al centro la tutela del pianeta e il benessere delle persone negli spazi, luoghi, territori e paesaggi dove vivono e operano.

Dai recenti tavoli di lavoro Remind, associazione portavoce dell’immobiliare allargato, emerge la volontà degli operatori di adottare le buone pratiche in materia di blue e green economy all’interno di un piano di sviluppo sostenibile, ambientale e sociale che tenga conto di modalità e tempistiche realistiche e condivise.

Non è possibile considerare il solo il vettore energetico avulso dal contesto ma contemporaneamente anche l’insieme di aspetti ambientali (come ad esempio: l’utilizzo di materiali a basso impatto, la riduzione dei rifiuti e il ricorso a processi di economia circolare, la riduzione dei consumi idrici, l’equilibrio con gli ecosistemi), nonché il miglioramento di del confort e della salubrità degli edifici in cui viviamo, come da oltre dieci anni segnala l’Organizzazione Mondiale della Sanità in merito alla “sindrome da edifici malati”.

L’Europa stessa riconosce l’importanza di tale lettura e ci impone di agire sul “sistema edificio” mediante un approccio integrato, non solo di agire sui soli aspetti energetici.

Il patrimonio edilizio esistente sul territorio italiano ha però una forte particolarità rispetto a quello europeo. Non sono presenti solo edifici storici vincolati (per i quali non è richiesto il vincolo della nuova direttiva europea sull’efficientamento energetico), ma anche una grande quantità di edifici con forte valore culturale che necessitano di un approccio che non può ne deve essere meramente collegato alla sola variabile energetica, per il cui miglioramento si potrebbe compromettere ulteriori aspetti e obiettivi, violando il principio del Dnsh (Do Not Significant Harm). In tali edifici difficilmente si riescono ad ottenere significativi miglioramenti energetici se non a scapito della perdita di importanti aspetti che rappresentano il patrimonio culturale della nazione. Si pensi ad esempio ai tanti borghi storici e castelli o ai tanti edifici di culto, per i quali sono comunque possibili miglioramenti ambientali coerenti con la preservazione e tutela degli aspetti culturali. Solo un equilibrio tra aspetti economici, energetico-ambientali e sociali (comprendendo in questi ultimi quelli culturali), permette di distinguersi da un ambientalismo ideologico e spesso dannoso, mantenendo al contempo perfetta coerenza con le indicazioni europee e internazionali e garantendo il raggiungimento degli obiettivi per il clima.

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