Fabio Pisa al Think Tank Build in Italy – L’Italia che Abiteremo del 22 Aprile 2024


Fabio Pisa Responsabile area Pianificazione Integrata Territorio e Valorizzazioni Agenzia Demanio al Think Tank Build in Italy – L’Italia che Abiteremo del 22 Aprile 2024 ha così dichiarato: “Due temi di straordinaria grandezza e complessità in quanto abbracciano diverse dimensioni del pensiero e dell’agire umano, da quella squisitamente tecnica a quella sociale fino alle dimensioni umanistiche, dall’antropologia alla filosofia. Ma i temi che stiamo trattando oggi sono gli stessi temi su cui l’Agenzia del demanio è fortemente impegnata e, possiamo dire, due temi su cui ha fondato, negli ultimi anni, l’evoluzione del proprio modello di approccio alle politiche di governo del patrimonio pubblico, passando da un approccio strettamente economico, con cui alla fine del secolo scorso aveva soppiantato il modello ragionieristico contabile, ad un approccio sistemico fondato proprio sulla centralità del territorio e delle sue comunità, un approccio in cui gli asset immobiliari assumono una funzione servente i bisogni, le ambizioni e le legittime aspettative di crescita anche sociale delle comunità di riferimento (l’inversione di paradigma).

Il futuro delle Città che abiteremo passa in primis attraverso la rigenerazione di quello straordinario patrimonio pubblico, spesso culturale, che rappresenta la storia, l’identità e l’eredità delle comunità che vivono le Città. Rigenerazione vuol dire per noi, innanzitutto, rimozione di ogni situazione di degrado, abbandono o non ottimale utilizzo degli immobili nella convinzione che il “non fare”, l’inazione pubblica non è contabilmente neutra ma genera costi. Costi che si riflettono non solo nella perdita di valore degli asset soggetti a processi ineluttabili di progressivo degrado fisico ma anche costi sociali che si propagano ben oltre i confini fisici degli immobili abbandonati, contribuendo a generare disagio sociale e percezione di inaffidabilità delle istituzioni. Questo costo stiamo cominciando a misurarlo e a contabilizzarlo all’interno delle valutazioni degli investimenti e delle operazioni immobiliari.

Rigenerazione urbana è anche qualità della progettazione. E su questo l’Agenzia, anche grazie all’azione focalizzata della neonata Struttura per la Progettazione, è particolarmente sensibile e sta elevando progressivamente la qualità dei suoi progetti, per realizzare spazi ad uso direzionale sempre più sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici, inclusivi, sicuri, aperti alla cittadinanza per passare, se così possiamo dirlo, dalla trasparenza alla partecipazione. E per fare questo, ovviamente, sono importanti gli investimenti che stiamo operando nella ricerca, grazie alla collaborazione di Università e di istituti di primaria importanza, e nelle tecnologie, dalla progettazione in BIM allo sviluppo di digital twin per la gestione e manutenzione predittiva, fino alla ricerca nel settore della sensoristica applicata per aumentare la capacità prestazionale degli edifici e la loro capacità di reagire ad eventi esterni, anche estremi. Il tutto nell’ambito di una nuova visione dell’ufficio pubblico che poi si riflette nella ideazione e progettazione degli interventi. In questa nuova visione sempre maggiore rilevanza acquisisce l’ibridizzazione dello spazio (la mixitè urbana) dove funzioni pubbliche proprie di più livelli di governo o funzioni private complementari a quelle pubbliche trovano forme di armoniosa coesistenza nella realizzazione di spazi complessi e polifunzionali dove la fruizione non sia limitata ai normali orari di lavoro e quegli stessi spazi possano diventare luoghi dove fruire di servizi ma anche vere e proprie agorà del futuro dove promuovere l’interazione tra gli individui e la coesione sociale.

Tutto questo l’Agenzia come vuole realizzarlo? Lo vuole, e lo sta realizzando, nell’ambito di un’azione pianificata con i territori e quindi con le Città. Ed è per questo che da circa un anno ha dato vita al Programma Piano Città degli Immobili Pubblici con cui, in ogni Città, sta promuovendo agli Enti del Territorio e agli altri partner del settore patrimoniale pubblico uno strumento con cui pianificare nel medio lungo periodo tutte le azioni di valorizzazione e rifunzionalizzazione di quel patrimonio pubblico inutilizzato a cui attribuire nuove destinazioni che rappresentino – lo dicevamo all’inizio –  una risposta concreta ai fabbisogni dei Cittadini in termini di servizi, infrastrutture, verde pubblico, spazi culturali e sociali ecc.

In questo anno di lavoro abbiamo attivato interlocuzioni con circa 50 tra le maggiori Città italiane e stiamo pianificando azioni rigenerative su un patrimonio di oltre 400 cespiti. Ad oggi gli interventi avviati sono 648 per un valore di investimenti pari a 4.7 mld/€ con un + 166% nel valore degli investimenti dal 2021 al 2024.

Il programma Piani Città dunque è innanzitutto un percorso di profonda integrazione tra competenze, conoscenze, patrimoni immobiliari, risorse economico-finanziarie, che vengono messe a sistema per la costruzione di una visione comune di lungo periodo e di una piattaforma programmatica di interventi fortemente connessi tra loro e con le realtà territoriali e in grado di costruire catene di valore economico, ambientale, culturale e sociale. Sono impatti importanti e stiamo procedendo ad una loro misurazione e valorizzazione affinché diventino parte integrante del nostro processo di definizione delle strategie immobiliari e delle politiche di investimento.

Chiudo con quello che può essere oggi il messaggio dell’Agenzia che lasciamo qui a Remind. Per fare tutto questo è necessaria una azione di sistema basata su rinnovati rapporti di fiducia tra gli attori che porti a solide e durature alleanze. Una alleanza sui territori tra gli attori pubblici, rappresentanti di diversi livelli di governo e che compartecipano all’azione di rigenerazione urbana, ma anche e facendo perno su questa, una alleanza tra operatori pubblici e mercato. Siamo convinti che i confini tra azione pubblica e privata siano sempre più sfumati. L’intervento pubblico astratto da una dimensione di polifunzionalità rischia di generare isolamento urbano, così come spazi di intervento del mercato possono assumere una dimensione di interesse pubblico se contribuiscono a fenomeni rigenerativi (pensiamo agli investimenti privati nel campo della cultura, della promozione sociale o delle nuove forme dell’abitare). E per questo è necessario che pubblico e privato trovino terreni di comune dialogo dove governance e patrimoni pubblici e capitali e competenze private possano sperimentare, e su questo stiamo fortemente lavorando, innovative forme di integrazione.