Giuseppe Capicotto al Think Tank Build in Italy – L’Italia che Abiteremo del 22 Aprile 2024


Giuseppe Capicotto General Manager eFM al Think Tank Build in Italy – L’Italia che Abiteremo del 22 Aprile 2024 ha così dichiarato: “Grazie a Remind e a Paolo Crisafi per organizzare sempre dei momenti di altissimo livello. A partire dagli indirizzi di saluto del Presidente del Senato La Russa e del Vicepresidente della Camera Mule’, oltre a quelli di autorevoli esponenti del Governo tra cui il Viceministro Bellucci che alimenta i lavori di questa tavola, sino ad arrivare agli interessanti interventi del Pubblico e del Privato, sul tema del comparto immobiliare allargato.

Provo a rileggere gli spunti, inquadrando come la nostra realtà di eFM – da oltre 20 anni al lavoro nella gestione di tutto il ciclo di vita di grandi patrimoni immobiliari – si sia posta domande su come rendere innovativo e sostenibile l’approccio a questa materia.
Il titolo del convegno è “L’Italia che abiteremo”. Vorrei fare una primissima puntualizzazione: l’Italia è non solo Roma-Milano. Oggi abbiamo lungamente discusso di Roma e Milano che, certo, sono le realtà politiche e centriche più importanti del paese, quelle che accolgono spunti non solo dal punto di vista della complessità normativa, politica e legislativa, ma anche di interesse dei capitali stranieri. L’Italia però è un tessuto composto da 112 province, circa 8000 comuni, di cui 5500 non raggiungono i 15.000 abitanti. Una popolazione, quest’ultima, di circa 10 milioni individui, penso equivalente al sesto/settimo/ottavo paese in Europa.
Quindi il tema del come abiteremo il paese va portato sul territorio più vasto. Come operatori privati stiamo cercando di dare questo contributo, sull’accezione più ampia di territorio, di paese, anche andando a comprendere che il territorio soffre ma offre spunti e opportunità.
Offre una diversità che a tratti può diventare biodiversità, che consente di dialogare con il concetto di vocazione, genius loci, traendo valore economico, di business, ma soprattutto di impatto, di restituzione di socialità e sostenibilità ambientale. È una riflessione cruciale oggi, perché l’Italia è, per natura, un’entità distribuita. Stanno cambiando moltissime delle abitudini dei consumatori, e quando parliamo di abitare, i consumatori sono tanti. Il punto è: quali sono le potenzialità di un territorio e di una infrastruttura immobiliare presente in esso, se si pensa ai bisogni e ai consumi che variano?
Il direzionale uffici non attrae più, è un dato di fatto. Perché? Perché il mondo del lavoro è cambiato, perché oggi le persone lavorano non più pensando a un luogo unico, centrale, a volte spesso anche iconico nel centro della città. Questo modello è stato superato grazie all’avvento delle tecnologie e alla digital collaboration, che ci hanno consentito di lavorare ovunque in flessibilità. Le considerazioni del post pandemia in parte hanno trovato riflesso anche nell’aspetto gius-lavoristico del famoso smart-working, ma che comunque hanno accelerato una dinamica di distribuzione di luoghi di lavoro.
Carlos Moreno, celebre professore e studioso della Sorbona a Parigi, promuove l’economia della prossimità: la chiama 15-minute-city. Come si fa a raggiungere quest’ideale se però ci si dimentica di un territorio vasto come quello dell’Italia, differenziato da territorio a territorio?
Se non si concepiscono modelli innovativi per mettere più funzioni in un unico spazio, quindi non solo un luogo dove si lavora, non solo un luogo dove si dorme, non solo un luogo dove ci si diverte e si fa sport o ci si cura o dove si fa dell’acquisto o dello shopping, diventa difficile. Spostare dalla monofunzione dei luoghi alla multifunzione. Un’ibridazione diffusa sul territorio, che porta ricchezza e valore ai cittadini che fruiscono sia di un luogo in cui lavorare, sia di uno spazio di servizi in prossimità. Il modello della città 15 minuti? Qualcosa che gli si avvicina.

Negli ultimi anni, abbiamo costruito una proposta: Hubquarter. È la possibilità di immaginare dei luoghi distribuiti sul territorio. Una rete interconnessa, un modello ecosistemico fatto di luoghi accessibili – di lavoro e non solo – che consentono da un lato di valorizzare il patrimonio esistente, dall’altro di avvicinarsi con impatto sul territorio.
Oggi abbiamo oltre 300 hub distribuiti su tutta Italia. Poste Italiane, con il progetto Polis – cambio totale del modo di fare posta, specialmente nei comuni sotto i 15mila abitanti – ha tagliato un pezzo del progetto mettendo sul mercato 250 siti che incarnano pienamente questo spirito. Noi siamo stati scelti come piattaforma digitale e soggetti privati abilitatori del progetto. Il 1° aprile i primi 25 siti di questi 250 siti verranno accesi.

Con quest’ultimo esempio vogliamo provare a dare un contributo anche a Remind nell’immaginare l’Italia che abiteremo. Un’Italia fatta di innovazione di modelli e di prodotto, di riconversione nelle regole del gioco.