Tommaso Foti (Presidente Gruppo Fratelli d’Italia alla Camera) al Think Tank Remind Futuro Italia
Al Think Tank Remind “Futuro Italia” è intervenuto Tommaso Foti Presidente Gruppo Fratelli d’Italia alla Camera che ha così dichiarato:
“Buonasera tutti e grazie a Paolo Crisafi per questo invito.
Penso di poter dire che l’impegno del governo è un impegno che ovviamente non può che andare sullo spazio temporale dei cinque anni. Sicuramente in tempi normali questa legge di bilancio avrebbe avuto una struttura del tutto diversa e diversi sarebbero stati, con ogni probabilità, anche i provvedimenti che sarebbero stati messi in agenda per primi. Dobbiamo fare di necessità virtù e dobbiamo anche avere l’attenzione a quella che è una realtà che è innegabile, che ci deriva un po’ da una situazione geopolitica di tipo internazionale; dell’altra anche da una disattenzione doloso-colposa del passato, quando non ci si è posti il problema della autonomia energetica del nostro Paese. Se noi non partiamo dal fatto che l’autonomia energetica e poi anche – soprattutto – autonomia politica andiamo fuori tema.
Perché ho fatto questa premessa? Perché questa legge di bilancio va prevalentemente a colmare, ovviamente, un’emergenza verso le famiglie e verso le imprese e in definitiva è una legge che, proprio perché colma alcune situazioni che diversamente sfocerebbero nel drammatico, non può mettere sotto il riflettori – così come meritava di essere messo – tutto il settore dell’abitativo.
Debbo dire che in realtà, noi, dovremmo anche cercare di ritornare a fare leggi di sistema. Nella passata legislatura abbiamo assistito ad una situazione abbastanza kafkiana dove, per quattro anni e quattro mesi, nella competente commissione del Senato, si è litigato fino alla morte ad esempio sul tema del consumo di suolo. Il tema da trattare principale e’ – a mio avviso – quello di della rigenerazione urbana, che vuol dire rifare in alcuni casi comparti urbanistici che oggi sono un po’ del tutto in situazioni poco raccomandabili sotto molti profili (da quelli della staticità a quelli anche del consumo energetico). Quando si è arrivati, finalmente, a delineare un quadro che pareva potesse essere accettabile dall’unanimità delle forze parlamentari, la Ragioneria di Stato ha detto che la riforma era ottima però andava fatta a costo zero.
Qui dobbiamo essere chiari: se noi vogliamo fare la rigenerazione urbana; se noi vogliamo creare delle situazioni di nuovi complessi urbanistici che siano adeguati al secolo in cui viviamo; se vogliamo anche, in alcuni casi, fare in modo che certi spazi rimangano o diventino verdi, trasferendo volumetrie da altre parti; se tutto ciò si pensa di fare senza un minimo, ma direi sostanziale, contributo finanziario da parte dello Stato stiamo parlando evidentemente di nulla.
Il settore immobiliare a mio avviso è fondamentale per il nostro Paese e, oggi come oggi, lo sviluppo sostenibile lo si ottiene solo ed esclusivamente se non si pensa che normando tutto si migliora tutto. Al contrario si deve cercare di intervenire con poche, chiare e – possibilmente – efficaci norme che consentino i recuperi anziché far scappare coloro i quali vogliono impegnarsi in un’attività di recupero.
Voglio anche dire che proprio in queste ore stiamo cercando di trovare una soluzione alla vicenda della cessione dei crediti del 110%, perché è evidente che è una situazione che, soprattutto, il modo delle imprese sta vivendo in modo drammatico; ma è anche una situazione figlia di un “armiamoci e partite” che poi, alla fine, quando si deve necessariamente fare di conto, ci si accorge che allora il sistema aveva delle falle che sarebbe stato meglio individuare in precedenza.Sono convinto che se vogliamo fare una politica seria che nei prossimi 4-5 anni dia dei risultati attendibili si deve puntare su una politica di incentivazione che duri nel tempo. Non bisogna correre dietro in quattro mesi a questo o a quella misura vantaggiosa. Occorre che se c’è una misura vantaggiosa, la stessa possa durare uno spazio di tempo tale per il quale, da una parte, eviti di avere una domanda di prodotti necessari enorme con un’offerta limitata perché questa è uno degli elementi che fa aumentare i costi; e in secondo luogo perché spesso e volentieri queste iniziative spot fanno nascere aziende che durano una settimana, un mese, tre mesi, il tempo necessario per fare quei tipi di intervento e poi spariscono.
Io penso che se dobbiamo fare delle politiche di sistema e sistemiche, la soluzione è quella di trovare delle modalità che hanno nel tempo una ragion d’essere e che nel tempo dimostrano la loro validità.
Perché noi abbiamo dei territori bellissimi, spesso rovinati da autentici “pugni nell’occhio”. A volte vi sono degli interventi che sono stati veramente fuori luogo. Ritengo anche che vi sia la possibilità, in questo nostro Paese, di privilegiare anche un’architettura di tipo moderno – che ben si può sposare con l’antico – purché non si dimentichi una cosa: l’Italia ha un gusto, una tradizione, per il bello che non tutti i Paesi Europei hanno e, soprattutto, non hanno molti altri Paesi del mondo. La nostra caratteristica precipua è quella di avere un territorio in cui, in ogni vicolo, possiamo trovare un sasso che racconta una storia.
Questa è una caratteristica che in pochi possono vantare. Guardando le nostre città mi accorgo che in Italia c’è una storia millenaria. Se vogliamo dirla fino in fondo, non c’è una vecchia chiesa che non rappresenti un momento ben preciso di un periodo storico-culturale di questo Paese. Non c’è un affresco che non ci dica “attenzione perché e qui c’è stato effettivamente un paese a suo tempo che era culla di cultura”. E proprio per questo io penso che la cultura dell’abitare promossa da Remind non è avere una casa basta che sia, ma realizzare degli immobili, riadattare degli immobili, recuperare degli immobili che non ti facciano sentire soltanto quello un luogo dove si mangia e dove si dorme: ma dove si vive, che è un’altra cosa”.