Le raccomandazioni del Consiglio Europeo

Con le raccomandazioni del Consiglio Europeo pubblicate il 5 Settembre 2019 sulla GU UE si elenca una lunga sequenza di riforme correlate al programma di stabilità 2019 dell’Italia.

Molte delle raccomandazioni possono ritenersi condivisibili, mentre altre sono meno chiare, al punto da intravedere un percorso che potrebbe portare a una nuova super patrimoniale rivolta a gran parte della popolazione del nostro Paese.

Quando si parla di “utilizzare entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL” e poi si raccomanda di “riformare i vincoli catastali non aggiornati”, a cosa dobbiamo pensare? La razionalizzazione dei valori catastali secondo criteri tecnici omogenei su tutte le città italiane è sicuramente una cosa coerente, ma se si profilasse una nuova stangata sulla testa degli italiani? Magari più pesante dell’IMU di Mario Monti? Circa l’80% degli italiani sono proprietari di case, perché in questo Paese la casa è sempre stata vissuta come un bene rifugio (se mi succede qualcosa che va storto nella mia vita, comunque ho una casa dove posso vivere tranquillo). E allora? La maggioranza degli italiani proprietari delle case dove vivono deve temere queste raccomandazioni dell’Europa e pagare il conto della crisi?
A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti. Se le cose dovessero prendere una brutta piega, i nostri governanti (di qualsiasi momento, dei quali alcuni anche in parte orientati a questi provvedimenti) potranno sempre dire che “ce l’ha chiesto l’Europa” e magari aggiungere che sono pronti a ridurre i danni ai cittadini; ma deve essere chiaro che, a quanto pare, con questo malaugurato progetto la lenta ripresa del settore immobiliare potrebbe arrestarsi. La rendita catastale è inadeguata come base imponibile. Non rappresenta un valore economico reale legato all’immobile. Il catasto che considera vani e non metri quadri è un retaggio ottocentesco. Ciò premesso, parlare di ulteriore tassazione su queste basi è oggettivamente iniquo. Quindi bisogna chiedere di più dove si può ottenere di più, ed  è il caso delle nuove concessioni o delle ristrutturazioni che nascono da presupposti di crescita economica.
Inoltre la carta vincente che dovrebbe essere portata avanti è quella di scommettere sui progetti di rigenerazione urbana per tutte le grandi città italiane, attraverso una visione lungimirante che consenta ai Comuni e allo Stato di recuperare tante più risorse dalle attività imprenditoriali di quante ne preleverebbero con nuove imposte sulle case di proprietà: l’esempio di Milano, che anche grazie alle attività immobiliari da dieci anni vive un periodo di grande benessere economico, ne è la prova.

di Paolo Crisafi